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È sufficiente un singolo livello di difesa nell’era ibrida?

La sicurezza single-layer lascia lacune sfruttabili. Una protezione unificata di rete, endpoint, identità e firewall, supportata da MDR, migliora la visibilità, il rilevamento e la risposta.

La protezione offerta da un singolo livello di sicurezza lascia lacune sfruttabili. Una protezione unificata di rete, endpoint, identità e firewall, supportata da MDR, migliora visibilità, rilevamento e risposta. Quando pensiamo alla sicurezza aeroportuale, immaginiamo spesso le molteplici misure adottate ogni giorno. Ma immaginiamo che la direzione decida di adottare una strategia single-layer: affidarsi solo ai metal detector (sicurezza di rete) ed eliminare gli scanner a raggi X (sicurezza degli endpoint).

A questo punto un “contrabbandiere” (un attaccante) tenta di introdurre una sostanza biologica o chimica proibita. Ha studiato la strategia di sicurezza dell’aeroporto e sa che il livello degli scanner a raggi X è assente. Per questo non perde tempo a cercare di aggirare i metal detector, che non farebbero scattare alcun allarme, mentre gli scanner a raggi X avrebbero rilevato sia la composizione del materiale sia l’anomalia. Tuttavia, poiché quel livello è offline, il contrabbandiere e il suo carico passano indisturbati, sfruttando il vuoto operativo creato dall’assenza di un livello di sicurezza.

Il problema della cybersecurity ibrida è simile: molte organizzazioni continuano ad affidarsi a un singolo livello di difesa, anche se oggi gli attaccanti utilizzano AI e automazione per individuare le debolezze nelle protezioni.

Perché la difesa single-layer è obsoleta

In un ambiente digitale sempre più distribuito – in cui dati e utenti si spostano tra reti aziendali, cloud pubblici e dispositivi personali – il perimetro tradizionale non esiste più. Le strategie di difesa basate su un solo livello, sia esso di rete o di endpoint, hanno perso efficacia.

Affidarsi esclusivamente al livello di rete limita la visibilità oltre il perimetro e diventa inefficace contro il traffico cifrato o gli utenti remoti. Al contrario, basarsi solo sull’endpoint offre una visione frammentata: manca il contesto necessario per comprendere i movimenti laterali e le connessioni tra dispositivi, workload e servizi cloud.

In pratica, questa separazione tra i livelli crea punti ciechi che gli attaccanti sfruttano. E con la crescita degli attacchi automatizzati guidati dall’AI, queste lacune non fanno che ampliarsi. Gli avversari non hanno più bisogno di lunghi processi manuali: oggi possono analizzare vulnerabilità, aumentare i privilegi e muoversi lateralmente in pochi minuti, fondendo fasi di attacco prima separate in un flusso continuo e autonomo.

Di fronte a questo scenario, la risposta non è rafforzare un singolo livello, ma coordinare più livelli all’interno di un’architettura integrata. La sicurezza moderna deve operare in modo coordinato, combinando endpoint, rete, firewall e identità in un unico sistema di difesa intelligente.

  • L’endpoint fornisce intelligence comportamentale locale, rilevamento delle anomalie e controllo delle applicazioni.
  • La rete contribuisce con il contesto e la gestione centralizzata delle policy per individuare correlazioni tra flussi di traffico apparentemente innocui.
  • Il firewall agisce come una linea di segmentazione dinamica, limitando i movimenti laterali e rafforzando l’ispezione approfondita del traffico.
  • L’identità introduce l’elemento umano nell’equazione, verificando chi accede, da dove e con quale livello di privilegio, integrando così la fiducia direttamente nella superficie di difesa.

Questo modello di difesa coordinata e multilivello non solo amplia la visibilità e migliora il rilevamento, ma ridefinisce anche il modo in cui le organizzazioni dovrebbero gestire la cybersecurity. Non è più sufficiente distribuire tecnologie: devono essere intrecciate attraverso intelligence continua, automazione e supervisione esperta.

MDR: il componente che orchestra la difesa intelligente

La trasformazione della cybersecurity non si misura più dalla forza di una singola soluzione, ma dal livello di maturità con cui i diversi strati vengono integrati in una strategia unificata. Questa integrazione aumenta la visibilità dell’ambiente e consente di individuare prima le anomalie, chiudendo le lacune che gli attaccanti cercano di sfruttare. Per questo motivo, l’uso unificato di più livelli di sicurezza per ottenere resilienza nell’era ibrida è diventato il nuovo standard.

In questo contesto, il Managed Detection and Response (MDR) emerge come l’evoluzione naturale del modello di difesa. Non è solo un’altra tecnologia: è una metodologia operativa che unifica i diversi livelli in un flusso continuo di rilevamento, analisi e risposta.

MDR rappresenta un cambio di paradigma, dalla protezione reattiva alla resilienza operativa basata sulla conoscenza e sull’azione continua. L’obiettivo è trasformare i dati generati da ciascun livello – endpoint, rete, firewall e identità – in una visione unica del rischio, capace di anticipare comportamenti anomali e rispondere prima che un incidente si concretizzi.

Questo modello combina automazione avanzata ed esperienza umana. Le macchine gestiscono il volume e la velocità, mentre gli analisti interpretano il contesto, adeguano la strategia e rafforzano le difese a ogni incidente risolto. In questo modo, la cybersecurity smette di essere una raccolta di soluzioni scollegate e inizia a funzionare come un sistema adattivo che apprende ed evolve in tempo reale.

Adottare questo approccio non solo migliora la capacità di risposta, ma innalza anche la maturità organizzativa. Significa passare dalla difesa di livelli isolati alla gestione di un’intelligence condivisa, in cui ogni decisione di sicurezza è informata dalla somma di tutti i livelli e ogni evento rafforza l’intero sistema.

In definitiva, MDR incarna la convergenza di tecnologia, automazione e competenza specialistica. È l’espressione pratica di un’idea fondamentale: la cybersecurity moderna non riguarda solo la prevenzione degli attacchi, ma la loro comprensione, l’anticipazione e la trasformazione in apprendimento operativo continuo.