Blog WatchGuard

Sicurezza dell’identità: un campanello d’allarme per le organizzazioni

Le identità digitali sono sotto assedio. L’ultimo white paper di Osterman Research mette in luce una preoccupante discrepanza tra maturità percepita e realtà.
Lo studio ha coinvolto 126 professionisti statunitensi responsabili della sicurezza delle identità in organizzazioni con oltre 500 dipendenti. I risultati rivelano un crescente divario tra la percezione della maturità e la reale prontezza nel contrastare minacce basate sull’identità.

Sebbene il 68,7% delle organizzazioni dichiari un’elevata maturità nelle proprie implementazioni di sicurezza dell’identità, l’analisi di Osterman rivela un disallineamento. Ad esempio, il 60% dei rispondenti che utilizzano strumenti di monitoraggio del dark web sostiene di avere un’alta maturità, ma solo il 22% fornisce prove di un monitoraggio continuo delle credenziali della forza lavoro. Allo stesso modo, le capacità di backup e ripristino delle infrastrutture di identità sono spesso sopravvalutate: solo il 41% dimostra una reale maturità, nonostante il 71% dichiari il contrario.

Un panorama di minacce in rapida evoluzione

I cybercriminali prendono sempre più di mira le identità – umane e non umane – come vettore principale di attacco. Dal phishing e credential stuffing fino all’ingegneria sociale potenziata dall’intelligenza artificiale, la sofisticazione e la frequenza delle minacce legate alle identità sono in aumento.
Quasi i tre quarti delle organizzazioni intervistate hanno segnalato che il livello di minaccia degli attacchi legati all’identità è aumentato o è rimasto invariato nell’ultimo anno. In particolare, l’uso dell’IA per creare attacchi personalizzati ha registrato l’aumento più significativo.

All’interno delle organizzazioni, persistono difficoltà nel rilevare credenziali compromesse e nel monitorare gli account di servizio. Quasi l’80% non ha visibilità su ciò che fanno le identità non umane (NHI), e il 56,3% non rileva quando le credenziali dei dipendenti vengono esposte sul dark web. Poiché le NHI superano le identità umane in un rapporto di oltre 50:1 — e il 40% di esse non ha una chiara proprietà — questo “punto cieco” rappresenta un rischio significativo.

Visibilità: l’anello mancante

Il report evidenzia una grave carenza di visibilità su 14 minacce legate all’identità e sui fondamenti della sicurezza. Solo il 19% delle organizzazioni ha piena visibilità sulle minacce attive, come comportamenti anomali degli account di servizio o credenziali compromesse in vendita.
La visibilità sull’uso dell’autenticazione multifattore (MFA) è altrettanto preoccupante: il 70% non sa se gli utenti con privilegi elevati stiano usando la MFA, e il 73% non ha informazioni sui tipi di fattori MFA implementati.

Senza visibilità, le organizzazioni non possono correggere in modo proattivo le vulnerabilità, adeguare i diritti di accesso o rilevare il movimento laterale e l’escalation dei privilegi — due tattiche comuni utilizzate dagli aggressori dopo la compromissione.

Il futuro della sicurezza dell’identità

Per affrontare queste sfide, è necessaria un’approccio stratificato alla sicurezza dell’identità, che vada oltre la tradizionale gestione di identità e accessi (IAM), basandosi su principi Zero Trust, come:

  • Governance: Applicare il principio del minimo privilegio, riducendo i diritti di accesso lungo tutto il ciclo di vita con revisioni periodiche.
  • Visibilità: Monitorare costantemente l’uso delle credenziali nei vari sistemi, rilevare indicatori di attacco e credenziali compromesse, e creare baseline comportamentali.
  • Rimedi: Rispondere automaticamente alle minacce — bloccando credenziali compromesse, richiedendo autenticazione aggiuntiva per compiti privilegiati e automatizzando le politiche per bloccare botnet e IP compromessi.

Queste capacità sono fondamentali per prevenire accessi non autorizzati, mitigare minacce interne e rispondere in tempo reale ad attacchi basati sull’identità.

Investimenti, priorità e supporto dei vertici

In modo incoraggiante, la maggior parte delle organizzazioni prevede di investire in tecnologie per la sicurezza dell’identità. Nei prossimi 12 mesi:

  • Il 90% intende ampliare l’uso della MFA e implementare nuovi servizi come Identity Threat Detection and Response (ITDR) e monitoraggio delle credenziali sul dark web.
  • Tre organizzazioni su quattro stanno dando priorità agli investimenti nella sicurezza dell’identità, soprattutto dove le capacità attuali sono carenti.
  • La quota di dirigenti che considerano la sicurezza dell’identità “estremamente importante” è più che raddoppiata, passando dal 27,8% al 65,9%. Questo riflette un passaggio da motivazioni legate alla conformità a esigenze di sicurezza ed efficienza operativa.

Una roadmap per la resilienza

Osterman Research conclude con una roadmap strategica per rafforzare la sicurezza dell’identità:

  1. Migliorare il rilevamento delle credenziali compromesse tramite monitoraggio del dark web e ITDR.
  2. Bloccare movimento laterale ed escalation dei privilegi con MFA su tutte le interfacce e visibilità in tempo reale sull’uso delle identità.
  3. Rafforzare le capacità di ripristino con soluzioni di backup dedicate per infrastrutture di identità, come Active Directory e Microsoft Entra ID.
  4. Raccogliere segnali di autenticazione, autorizzazione, policy e credenziali per valutare i rischi e abilitare risposte automatiche.
  5. Arricchire rilevamenti e policy con intelligence sulle minacce esterne e feed di dati relativi a violazioni.

Considerazioni finali

La sicurezza dell’identità non è più una questione di nicchia: è una pietra angolare della cybersicurezza. Con l’evolversi delle minacce, anche le difese devono adattarsi.

Le organizzazioni devono rivedere urgentemente le proprie strategie, ridurre la dipendenza eccessiva dalle piattaforme IAM, colmare i gap di visibilità sui rischi legati all’identità, investire in tecnologie avanzate e rendere operative le protezioni oltre la IAM.

L’illusione della maturità è pericolosa: solo una preparazione supportata da evidenze concrete può proteggere dalla prossima ondata di attacchi basati sull’identità.
Soluzioni come WatchGuard MDR, che combinano analisi umana esperta con rilevamento e risposta proattivi, possono aiutare le organizzazioni a colmare questi gap, rilevare le minacce in tempo reale e rafforzare le difese contro gli attacchi più avanzati di oggi.